Il sogno è molto semplice... raccontarlo mi fa pensare ad un accompagnamento. Quasi prenderti per mano e quell’ultimo saluto fuori dal ristorante con due mani che si intrecciano a pugno chiuso quasi a dire: “Coraggio, forza!”. Sicuramente era un stretta di mano per me, per darmi speranza, per trasmettermi tutta la forza.
Sono rimasto malissimo quando ho sentito che te n’eri andato.
Cos’è la morte? Lo sai Tahar che non lo so. Non l’ho mai capito e non voglio capirlo. So solo cos’è la vita. Quello lo so e la posso raccontare. La tua vita e la mia vita. La vita di tutti.
E il sogno...
In quei giorni in cui pensavo a te, a quello che era successo mi è capitato di sognarti. Si, di sognare di incontrarti mentre dormivi adagiato su una canoa di legno. Ci si trovava su un grande fiume e la corrente ci portava verso un’unica direzione. Io sulla mia canoa e tu sulla tua. Tutto rigorosamente in silenzio. Ecco il saluto è stato questo. In silenzio un lento allontanamento della tua canoa dalla mia in direzione della corrente.
Mi piace interpretare e pensare che la tua mancanza è stato questo. Un entro allontanamento da noi. E noi tutti sullo stesso fiume che prima o poi ti raggiungeremo. Forse sono solo parole da “bambino” ma non credo. La mia mente ha voluto farmi un regalo. Scrivo perché è l’unico modo per esprimere la fatica di trovare un significato a tutto quello che è successo.
Mi piace pensarti così... mentre ti allontani da noi e segui la corrente del fiume.
Buon viaggio.
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