Dal regista visionario del “Labirinto del fauno” e “Crimson peak” una nuova avvincente avventura ambientata negli anni 60.
Il libro è molto più descrittivo, mentre il film fa la sintesi della vicenda. Devo dire che ho apprezzato molto di più il film che nelle due ore di visione ti fa immergere nella vicenda. Passa l’idea di collaborazione e amicizia che c’è tra le due donne delle pulizie che si sostengono a vicenda. La protagonista Elisa attraverso i segni cerca di comunicare. Sta proprio qui l’elemento interessante di incontro con la “creatura” il “Deus Branchia”. I due personaggi principali si incontrarono attraverso le mani, gli occhi, i silenzi. È o non è il linguaggio dell’amore?
Non si capisce fino a che punto “la risorsa”, che non ha un nome, possa essere più umana o “animalesca”. Forse sono più “animalesche” le persone che girano attorno ai luoghi di vita di Elisa.
Infine latro elemento importante è l’acqua che come recita la poesia finale sta attorno alla creatura e la avvolge. La sensazione è proprio questa. Quando si nuota in acqua, al mare o in piscina ci si sente avvolti e cullati con una sensazione di tenerezza infantile. Quasi come essere avvolti dalla placenta nel grembo materno. Forse è proprio questo che ci fa sentire così bene. Se poi l’acqua è acqua termale calda allora la sensazione si amplifica. Ci si sente immersi completamente e i suoni in immersione sono ovattati.
Concludo con i versi della poesia conclusiva.
Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me.
La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,
umilia il mio cuore,
perché tu sei ovunque.
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