mercoledì 25 ottobre 2017

Dall’Egitto a Torino


Quale grande culto dei morti avevano gli antichi egizi?
E' un viaggio appassionato quello che ho fatto con Lisa al museo Egizio. Un viaggio nel passato alla scoperta di una civiltà che aveva un vero e proprio culto per i morti. A partire da tutte le fasi di mummificazione alle statuette che venivano costruite e che restavano nell'aldilà pronte per lavorare. L'immagine non solo rappresentava il defunto ma era la sua presenza. Così come il nome, indicava la presenza reale della persona in carne ed ossa. Lo dovremmo fare tutti un tuffo in questa realtà del passato per imparare. Imparare cosa vuol dire essere chiamati per nome e cosa ha a che fare la storia con noi. Imparare che una immagine, anzi una statuetta di un defunto rappresentava il defunto stesso.

Si contrappone tutto ciò con quello che leggo sui giornali a proposito della sfottò di una maglietta fatta indossare alla povera Anna Frank. Non è un cartone animato una persona. E le persone morte vanno rispettate sempre e comunque.

Ci si prepara così a vivere quella giornata dopo la festa di tutti i santi. Il ricordo dei defunti. E se sono statue e immagini egizie che ci insegnano qualcosa ben venga. Significa che la storia e il passato (molto lontano) hanno davvero sempre qualcosa da insegnarci. Anche se noi non ce ne accorgiamo.

sabato 21 ottobre 2017

Dall’alfa all’omega

Era il 3 ottobre quando iniziavo a leggere il nuovo romanzo di Dan Brown. Dopo quasi 20 giorni l’ho già finito. Qualcuno potrebbe dire che ho buon tempo, fatto sta che nei ritagli di tempo ho continuato la lettura.
Risultato finale.
A me il romanzo è piaciuto. Non sapevo dell’esistenza della Chiesa palmariana in Spagna. Probabilmente essendo in un’altra nazione non si ha avuto modo di sentirla e nemmeno di respirare tutta l’opposizione contro la chiesa romana.

Ho visto in rete che solo dopo alcune settimane alcuni siti hanno iniziato a pubblicare testi e commenti a questo “Origin”. C’è chi si sofferma sui cavalli di battaglia di Brown e chi cerca sempre la polemica. Io non l’ho trovato fuori luogo il riferimento al perché della vita e del futuro.

L’intelligenza artificiale Wiston accompagna il professore per tutti il romanzo. Sembra quasi una persona vera e propria. Ecco forse è questo l’elemento che mi fa pensare. Dove andremo a finire? Se l’intelligenza artificiale sovrasterà la nostra vita non potremo più decidere nulla perché i “computer” che abbiamo fra le mani decideranno in base a degli algoritmi elaborati. E la nostra libertà? Questo mi ha colpito di tutto il racconto e delle peripezie del professore di simbologia. Sono messe in primo piano le più grandi religioni e questo mi fa ricordare un racconto che sto leggendo in questi giorni per la scuola dal titolo “Il re, il saggio e il buffone”. Sembra proprio che Dan Brown abbia preso a prestito l’idea di far riunire i grandi capi delle più grandi religioni del mondo e poi abbia aggiunto la sua trama attorno al futuro logo e alle domande che si è fatto. In quel racconto citato sopra si narrava di un torneo che un re aveva indetto per il suo regno per decidere quale religione doveva essere non solo la più importante ma la religione del suo stato. Così passo dopo passo si affrontano i rappresentanti delle diverse religioni. Il confronto è serrato, botta e risposta tra chi deve fare il suo discorso spiegando brevemente la storia del suo movimento religioso e il perché il re dovrebbe scegliere la sua religione come religione di stato.

Il finale del libro di Dan Brown ci sta. È capace di trasportare il lettore per più di 600 pagine con la curiosità di andare a vedere cosa succede... pagina dopo pagina. Questo lo si deve riconoscere a Dan. 
Per il resto lascio a chi vuole fare polemiche e ritornare sul testo del codice Da Vinci come un testo eretico è assolutamente da far sparire dalla faccia della terra. Per me non è così.

mercoledì 18 ottobre 2017

Ogni storia è una storia d'amore

L’amore salva?
Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva?
Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro straordinario incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore. Perché ancora una volta D’Avenia ci incanta e ci sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta. E con slancio ricerca nella letteratura – le storie che alcuni uomini, nel tempo, hanno raccontato su se stessi e l’umanità a cui appartengono – risposte suggestive e potenti, ma anche concrete e vitali. Per poi offrirle in dono ai lettori, schiudendo uno spiraglio da cui lasciar filtrare bagliori di meraviglia nel nostro vivere quotidiano, per rinnovarlo completamente nella certezza che “noi siamo e diventiamo le storie che sappiamo ricordare e raccontare a noi stessi”.

In uscita il 31 ottobre 

(dal sito Mondadori)

sabato 14 ottobre 2017

La chiesa Cattolica Palmariana?

Non avevo mai sentito parlare della chiesa Cattolica Palmarese. Una chiesa alternativa. Sono partiti da una sede vacante quando il primo papa Pietro I ha lasciato il ministero.

Una chiesa non alternaticva rispetto a Roma ma una chiesa che chiede di non riconoscere il papa attuale di Roma.

Dan Brown come sempre cerca di trovare dei punti “difficili” della storia della chiesa. Con “angeli e demoni” portava delle tesi a riguardo del santo graal e del femminino sacro. Ora nel nuovo romanzo che ricerca le origini della vita, del mondo e dell’ uomo cita le diverse idee sull’origine della vita e mette in discussione la chiesa romana.

Dal sito Wikipedia:
La Chiesa palmariana trasse origine dalle presunte apparizioni mariane avvenute a Palmar de Troya (piccolo paese spagnolo), dal marzo del 1968. Quattro studentesse spagnole dissero di aver visto la Madonna appoggiata ad un albero presso un terreno agricolo chiamato La Alcaparrosa. Molte persone recatesi in quello stesso luogo giurarono di aver visto sempre la Madonna, supportando le visioni con l'avvenimento di miracoli simili a quelli di Fatima e Garabandal. Questo culto iniziò ad avere molti sostenitori, tra cui diversi sacerdoti cattolici. Tra le persone che ebbero queste visioni vi fu anche Clemente Domínguez, assicuratore di Siviglia il quale, gradualmente, divenne il principale sostenitore della Chiesa palmariana.[1] Nonostante ciò il vescovo del luogo non riconobbe le visioni e stabilì che fossero irrilevanti.[2] Domínguez sosteneva però che la Madonna gli aveva dato le istruzioni per liberare la Chiesa cattolica dall'eresia e dal progressivismo del comunismo.
Nel 1975, Domínguez fondò un nuovo ordine religioso, l'Ordine dei carmelitani del Santo Volto, che non venne riconosciuto da papa Paolo VI (che pure viene onorato come papa-martire dai palmariani). L'ordine venne inizialmente retto solo da laici, ma con il passare del tempo venne sempre maggiormente sostenuto da religiosi spagnoli, portoghesi e statunitensi.

lunedì 9 ottobre 2017

Origin - prime impresssioni

Leggendo le prime pagine del nuovo romanzo di Dan Brown si ritrovano i temi a lui tanto cari quali la religione e le domande di senso. Come sempre si legge in modo scorrevole e i personaggi dopo essere stati presentati interagiscono tra di loro. Il protagonista è come sempre il professor Robert Langdon esperto di simbologia. E' lui che aiuta a decifrare tutti i simboli presenti nel romanzo (è questa la parte che preferisco).

C'è stata una scoperta e un grosso luminare la sta rivelando a tutto il mondo. Nelle prime pagine questo grosso luminare ha chiamato a sé persone che hanno a che fare con le più grandi religioni del mondo, per interrogarli e per chiedere loro cosa pensano della sua scoperta. 

Mi fermo qui per non svelare nulla della trama che sembra proprio essere avvincente. I luoghi spaziano dal deserto, a Budapest, Bilbao, Barcellona e tante altre città.
Dan Brown non si ferma su una città in particolare come aveva fatto con "Inferno" e i luoghi di Firenze. Vuole farci viaggiare e seguire le domande a cui sono posti i protagonisti.

Leggere per poi poter commentare questo romanzo che già dalla sua attesa non era come il "Codice da Vinci" che sembrava sconvolgesse il mondo intero.

Colui che raccontò la grazia

Dedico volentieri questo post alla pubblicazione di questo libro edito da Cittadella. Il libro del collega e amico Mauro che aiuta a ...