mercoledì 6 dicembre 2017

Il suggeritore - Donato Carrisi


Carrisi come scrittore non l'avevo mai incontrato. Ho iniziato a leggere questo suo primo romanzo e mi ha subito preso. Il ritmo incalzante ti fa perdere le ore di sonno perché vuoi sapere fino dove va a finire e quello che succede. I colpi di scena sono molteplici e mai banali. Carrisi si è rivelato una scoperta.

In questi giorni è uscito il suo ultimo romanzo: 


L'uomo del labirinto. Prima leggo tutti gli altri e poi passo a quest'ultimo.

Già dal titolo promette bene!

Ogni tuo respiro


Il film racconta la storia di Robin Cavendish che negli anni 70 si batte per i diritti dei disabili. Costruisce la prima carrozzina con un respiratore che serve per dargli l’ossigeno attraverso la tracheotomia. 
Per questo sogna,combatte e ama. Ha accanto a se la moglie che é una donna forte. Il film è coinvolgente e appassionante. 

Una cosa non condivido. Se un uomo come lui ha sognato, ha combattuto e ha amato fino ad ogni respiro come dice il titolo allora non può finire così. Il protagonista chiede in un giorno in cui ha deciso lui di “togliersi” la vita. 

Se ogni respiro é vita, la scelta di togliersi il respiro è molto discutibile. 

Ho un padre che è tracheotomizzato e nei momenti difficili della sua operazione “ogni respiro” era davvero un soffio di vita. Ogni giorno mi ha insegnato e mi insegna quanto bella è la  anche se non puoi comunicare. Quanto è fantastica la vita anche se per mangiare hai bisogno di un sondino gastrico. 

Non conosco la storia vera di Robin ma cercando in internet ho trovato alcuni commenti che dicono che ad un certo punto abbia scelto di “staccare la spina”. I medici gli avevano dato solo 3 mesi di vita e lui con la moglie e egli amici hanno dimostrato che si poteva vivere molto di più. Arriverà a vivere 36 anni in più rispetto all’ulyimatum dei medici. Dimostra che con la forza di volontà si può combattere per vivere; mentre in quegli anni una persona affetta da poliomielite e paralizzata aveva ben poco da vivere.
Aveva 27 anni, Robin, quando gli diedero tre mesi di vita. Morirà a 64, nel 1994, quando, con Diana, deciderà che a un certo punto basta, a un certo punto si può, e si deve, accettare il proprio destino. E andare.
È uno dei tanti  commenti che ho trovato navigando in rete.
Cosa si significa che “ad un certo punto deciderà che è finita?”
“Accettare il proprio destino?” Perchè c’è un destino che si deve accettare? Di che tipo di destino si parla? Andare dove?

Lascio aperte queste domande per una riflessione più ampia. Da parte mia penso che ogni uomo possa decidere di donare il proprio respiro fino alla fine. E sono scelte. Scelte che rispetto ma che non condivido.

Questo lo dovevo scrivere.



Colui che raccontò la grazia

Dedico volentieri questo post alla pubblicazione di questo libro edito da Cittadella. Il libro del collega e amico Mauro che aiuta a ...