sabato 27 maggio 2017

Insane



Colei che pervade il tuo corpo é mascherata, si camuffa, non affiora inizialmente. Le sue radici si installano forti e silenziose: la Regina dell'inganno. Cadi nella macabra danza dell'oblio e la notte ti inghiotte. Il male allo stato embrionale. La sua gelida mano ti sfiora e tu avvizzisci. Disposta a legarmi le mani e a cucirmi la bocca piuttosto di ubbidire ai suoi ordini e pronunciare le sue crude parole. Gambe scarne, viso pallido: questo é ció che sei diventata. Un'altra innocente colta da un'invincibile malinconia: all'interno erba selvatica, sterpaglie, un giardino abbandonato pure da quello che viene definito il nostro Dio,rimasta completamente sola ad affrontare il luogo che pare il Regno del silenzio e della desolazione.
Solo smorfie di disappunto, distrutta dalle pene che avevano turbato all'improvviso come un temporale nel mese d'Agosto la sua infantile serenitá. Ormai immersa nell'oscuritá rotta dal suono dei suoi implacabili singhiozzi. Quel dannato vuoto incolmabile giace nel grembo. Corri sotto la pioggia che lava il peccato consumato altrove per mano della Dama Velata. L'anima é avvelenata poiché il corpo e la mente lo sono allo stesso modo come se fosse inchiodato ad esso, prigioniera. Proprio Lei subisce le conseguenze di una mente assuefatta da fattori compulsivi ed ossessivi. Illusioni, passioni durevoli o passeggere che siano la incatenano a te. Ingloba tutto il male e lo rigetta su te stessa, sulla tua concretezza di donna. L'idea di riuscire a liberarsi dell'anima allieta. Vaga nell'aria libera dal dolore in tutta la sua purezza. Sei, peró, solamente un pezzo di carne che a stenti riesce a mettere in pratica gli script basilari metabolizzati giá in passato nella tenera etá: camminare, mangiare, creare discorsi. Se solo ci fosse un incantatore in grado di persuadere la Maledetta, liberando cosí anima e corpo. Equilibrio tra il visibile e l'invisibile, il concreto e l'astratto. Ti accorgi cosí di essere bene piú di un animale sviluppato, bensí un vero e proprio essere umano.

Essere. L'essere, ossia esistere. Fermiamoci un attimo a leggere nuovamente la frase: " L' essere, ossia esistere". Accarezzati dolcemente i capelli. Li percepisci? Toccati leggermente le labbra, quasi volendole solo sfiorare. Le senti? Guardati allo specchio. Ti vedi? Questo é quello che sei. La bellezza sta peró nella parola "umano". Non far lo sbaglio di pensare a quattro arti: saresti un animale. 
Non far lo sbaglio di pensare semplicemente ad un corpo con una postura eretta guadagnata nel corso del tempo o con dei pollici opponibili: saresti una scimmia. Non é questo il bello dell'essere umano. Script come parlare e poi dialogare, camminare su due zampe che portano il nome di gambe, mangiare un gelato ed avere i brividi di freddo che tanto odiamo, ma che ci caratterizzano e ci fanno sentire vivi, essere umani. Per poter affiancare all'essere l'umano non basta solo questo. Manca la nostra parte fondamentale, senza la quale non potremmo essere umani: una mente anche fin troppo pensante e quella sfera astratta. La si puó chiamare anima, ma non é particolarmente rilevante. Puoi decidere tu il suo nome o, se preferisci, nemmeno appellarla. Sai che c'é, la percepisci in tutta la sua naturalezza. Puó essere una fortuna, ma d'altro canto una condanna. Ritengo appunto che sia un dono, ma allo stesso tempo un male che ci portiamo appresso fin dai tempi piú antichi, quasi fosse una punizione. 
Forse tutto inizió da quando un'entitá superiore fece cadere la famosa Torre di Babele che, costruita dagli uomini per poter sapere veritá, venne appunto abbattuta. Poco dopo numerose creature pensanti, ovvero numerosi esseri umani, parlavano in lingue totalmente differenti. Non riuscivano minimamente a comprendersi l'un l'altro. Qualcuno non vuole che la veritá venga scoperta. Come appunto esseri umani siamo destinati alle tante domande e a nessuna risposta concreta e soddisfacente. Abbiamo troppe domande per una sola vita, ma sta proprio qui il punto: siamo nati apposta per porci domande, ma non ricevere le dovute risposte. La vita ci ha dotato di intelligenza per poter porre domande su domande, ma non quella per poi rispondere a tutte. 
Credo siamo fatti di materia, ma anche di quella parte senza nome vero e proprio che ho accennato prima, compresa questa nostra intelligenza putroppo o per fortuna limitata ed é proprio quella che ci fa pensare, fare domande, ma é la stessa che ci ferma, ci da un limite senza trarne conclusione. 
Mettete tutto ció assieme: questo porta a sentirci viaggiare perennemente su di una barca diretta a quello che é il Nuovomondo, a quello che veniva chiamato Ade al tempo. Siamo nati e cresciuti con domande, anche assurde, senza dare una risposta precisa o corretta, ma proprio per questo siamo essere umani, essere umani diversi, ma accumunati dal viaggio che puó essere chiamato con la banale definizione di " ciclo vitale", anche se a dirla tutta non mi convince. 
Non siamo semplicemente passeggeri su di un treno che ha stazionato in un determinato tempo, luogo e contesto sociale e culturale che sia, bensí essere umani chiamati a vivere da esseri umani e conseguentemente avere delle domande, ma poveri di risposte. 
Che sia questa la condanna di cui parlavo prima ?
Che sia questo il prezzo da pagare per essere umani ? 
Navighiamo cosí nell'oblio perenne e costante dovuto al fatto di persistere in questo enorme mistero da essere e anche da umani.
Ora, dunque, vedi che questo punto fondamentale della nostra ricerca continua non é saldo a sufficienza. 
Ora, dunque, faccio gran conto di comportarmi in questa faccenda da essere umano. 
Oppure tutti questi ragionamenti nei quali sono d'accordo si rovesceranno, spariranno nell'ombra come polvere azzerandosi completamente con una certa sapienza di cui comprendo di non poter entrare in possesso. 
E, dunque, siamo stati per cosí tanto tempo sin dall'inizio della libertá dei nostri passi, intrappolati ed incatenati inevitabilmente a questa solita terra che calpestiamo, con pantofole o scarponi che siano, a disputare fra noi con tanta seritá di tanta misteriosa ed affascinante bellezza.

(testo di Alessia Bonomi)

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